Rossella Daverio
6 min readAug 16, 2023

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Voci pop

EDDA O LA “POLITICA PURA”

Intervista a Edda De Iasio, avvocato e assessore comunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta)

Edda De Iasio

«Maschi, ricordatevi: quando un giorno nella corsa della vita una donna vi busserà alle spalle, non è perché è rimasta indietro. È che vi ha doppiati».

La citazione della brava attrice sarda Geppi Cucciari è solo in apparenza una battuta. Quando si incontrano donne come Edda De Iasio diventa una lampante verità. Avvocato penalista, assessore del Comune di Santa Maria Capua Vetere con un portafoglio di deleghe da far tremare le vene ai polsi (istruzione, politiche giovanili, assistenza scolastica, sanità, verde pubblico, arredo e decoro urbano), mamma della quindicenne Elsa e del quattordicenne Mariano, moglie di un luogotenente del Carabinieri, questa luminosa signora campana non ha avuto regali dalla vita. Il suo percorso in salita se lo è guadagnato passo dopo passo, con tenacia e onestà. Due virtù che forse le donne praticano con più assiduità dei maschi. E che non sono un dettaglio.

Tu eri avvocato penalista, con uno studio ben avviato. Che cosa ti ha indotta a entrare in politica?

I casi della vita e un buon amico e collega avvocato, Antonio Mirra, l’attuale sindaco di Santa Maria Capua Vetere. Fu lui a propormi nel 2016 di candidarmi anch’io alle elezioni comunali. Ne fui sorpresa, anche perché non sono sammaritana di origini. Sono nata infatti a Maddaloni, da due genitori a loro volta non sammaritani. Mio padre, poliziotto penitenziario, era di Cervinara e mia madre, operaia, di Maddaloni. In altre parole, ero del tutto estranea al contesto borghese di Santa Maria. Venivo da un ambiente molto semplice, molto umile anche se i miei genitori, a forza di sacrifici, hanno permesso a tutti i loro quattro figli di studiare e laurearsi. I miei fratelli e io abbiamo insomma alle spalle un percorso faticoso e un cognome che non era certo conosciuto.

Tuttavia accettai la proposta di Antonio perché sono sempre stata una persona desiderosa di fare del bene, impegnata nel sociale. E pensai che anche quella fosse un’opportunità di rendersi utili. Non avendo proprio idea di come organizzare una campagna elettorale, decisi di farla a modo mio. Non stampai né manifesti né santini, ma mi misi semplicemente a fare quel che mi piace e mi viene naturale: parlare con le persone, casa per casa. E in ogni casa ci stavo ore…

Il giorno dello spoglio delle schede ero in carcere per assistere all’interrogatorio di un mio assistito da parte del pubblico ministero. Suonò il telefono. Uno dei miei collaboratori mi parlò con aria sorpresa: «Edda — mi disse — ti cercano tutti. Non so che cosa stia succedendo ma… stai prendendo un sacco di voti». Quando arrivai al quartier generale della campagna, gli altri mi chiesero stupiti: «Ma da dove escono questi voti?». I politici di mestiere lo sanno sempre, da dove vengono i loro elettori. Io no. E ancora non lo so, da dove uscirono. So solo che diventai consigliere comunale.

E, una volta eletta, che cosa è successo? Quali sono state le tue priorità?

Mi accorsi presto che un consigliere comunale non fa granché, non ha compiti precisi. E così, di mia iniziativa, mi guardai intorno e mi avvicinai al mondo delle scuole, semplicemente perché non se ne occupava nessuno e perché, da donna e mamma, lo considero invece fondamentale. Tutti, anche nel mio gruppo consiliare, mi dissero: «Attenta, le scuole sono una battaglia persa. Gli studenti non votano e poi l’istruzione è un settore difficilissimo». Ed è così in effetti. Anche lo Stato considera la scuola un fanalino di coda, ma in realtà dovrebbe essere il carburante della nostra società.

Convinta di questo, iniziai a contattare i dirigenti scolastici di Santa Maria, che sono molti: abbiamo cinque istituti comprensivi, quattro scuole superiori e un ateneo, l’Università Vanvitelli. Pure loro mi accolsero con scetticismo. Una in particolare mi disse: «Venite a scuola solo per farvi belli, ma poi non di concreto non fate niente».

Dopo questi colloqui difficili mi ostinai e chiesi al sindaco di poter organizzare un evento per gli studenti in vista della ricorrenza del 25 novembre, la giornata internazionale contro la violenza di genere. Lui fu d’accordo e l’incontro andò molto bene. Ebbe luogo nel bellissimo Teatro Garibaldi di Santa Maria, soprannominato “il piccolo San Carlo”. E da lì è nato un rapporto costante con le istituzioni scolastiche, che ha preso corpo in due tavoli di lavoro «Scuola e Comune», dedicati rispettivamente agli istituti comprensivi e alle superiori. Nelle scuole inoltre io continuo ad andare spesso, senza preavviso, soprattutto perché i ragazzi mi ispirano. Da loro si impara, dalla loro capacità originale di interpretare la vita.

In sintesi, per me la scuola è stata un volano e soprattutto ha dato un senso profondo al mio impegno politico.

Il Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere

E ora sei incaricata di questo settore ufficialmente, nel tuo ruolo in giunta?

Sì. Nel 2021 mi ripresentai alle elezioni e decisi di fare una campagna un po’ diversa. Invece di andare nelle case aprii una specie di hub elettorale, che cercammo di rendere accogliente. Io ci stavo sempre e i cittadini che vennero a incontrarmi furono tantissimi, al punto che quando lo chiusi in molti tanti mi domandarono di tenerlo aperto. Il risultato è che fui eletta di nuovo e divenni assessore. La prima delega che il sindaco mi affidò fu proprio la pubblica istruzione, dato che conosceva la mia dedizione a questo settore.

Come vedi la politica di oggi in generale?

La vedo priva di cultura. E penso non sia un caso. Credo infatti che la politica tenda volontariamente ad abbassare il livello culturale per gestire più facilmente il potere attraverso un consenso senza confronto.

Quando io sono entrata in politica ero “pura” e credevo in una “politica pura”. Pensavo cioè che fosse un impegno di altissimo profilo, che esigeva una grande competenza. Poi ho capito che non era per nulla così, ma il mio avviso resta lo stesso. La politica non è un piedestallo del proprio ego, ma un impegno difficile che richiede coerenza nelle azioni, umiltà nell’ascolto e soprattutto cultura. Cultura intesa non come titolo accademico, ma come consapevolezza, attenzione e apertura di spirito.

Oggi non è così e non c’è da stupirsi che i cittadini siano sempre più distanti dalla politica. In realtà è la politica a essere distante da loro ed averli allontanati.

Qual è il rimedio?

Credo sia… il “filo diretto”. Uso questa sintesi perché si tratta del nome che ho dato a un gruppo che ho creato con gli elettori. Quando li incontravo, durante le campagne, mi dicevano quasi tutti «adesso sei qui perché hai bisogno di un voto, poi non ti vedremo più per i prossimi cinque anni». Mi sono impegnata con tutti a non sparire e ho creato questo gruppo aperto, in cui mi possono chiedere quello che vogliono. E non c’è giorno in cui io non risponda.

L’hub di campagna di Edda

Che cosa ti aspetti dall’incontro che sarà organizzato in settembre a Marina di Grosseto da Base Popolare?

Mi aspetto di trovare una casa. Credo che ogni donna o uomo che fa politica abbia bisogno di una casa per crescere. Perché in politica non si può crescere da soli, ma solo attraverso il confronto con gli altri.

Aggiungo che mi auguro di incontrare persone che vogliano davvero promuovere il cambiamento. E che credano nella scuola.

Qual è il tuo sogno?

Nel 2019 ho avuto un cancro. Ora sto bene, ma so che la vita è fragile. Per questo il mio primo sogno è vivere. E vedere i miei figli crescere e realizzarsi.

Un altro sogno importante per me è continuare a fare politica perché è la mia passione. So che ho ancora molto da imparare, ma vorrei proseguire questo cammino di crescita, nella convinzione che politica è prima di tutto operare perché la gente stia stia meglio. E penso in particolare ai più giovani. È indispensabile fare qualcosa per dare loro un futuro, per permettere ai nostri ragazzi di costruire qui il loro avvenire senza essere costretti a cercarlo altrove.

Santa Maria Capua Vetere e il suo “anfiteatro campano”

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Rossella Daverio

Esperta di comunicazione e people development, ha lavorato a lungo all’estero oltre che in Italia come manager e docente universitaria.